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Un viaggio verso un sistema oligarchico che seppellirà la concorrenza

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Dalla fusione UNIPOL–FONSAI nascerà il secondo gruppo assicurativo italiano, subito alle spalle del colosso del leone alato, Generali. Grazie al negoziato di Unicredit infatti, e degli altri principali creditori del gruppo della famiglia Ligresti, come Mediobanca, lo schema dell’amministratore delegato del gruppo Unipol, Cimbri, ha sortito il giusto effetto e, dovrebbe prevedere il lancio da parte di Unipol di un’offerta pubblica d’acquisto totalitaria sul 100% di Premafin, cui la famiglia Ligresti, che attualmente controlla il 50,1%, si sarebbe impegnata ad apportare la propria partecipazione. Una volta completata l’opa (che non sarà a cascata su FonSaie Milano Assicurazioni) e non appena Unipol avrà preso il controllo di Premafin, la compagnia bolognese dovrebbe promuovere un aumento di capitale della holding finalizzato a dotarla dei mezzi patrimoniali necessari per sottoscrivere la propria quota del 35% nell’ambito dell’aumento di capitale di Fondiaria-Sai da massimi 750 milioni. Sottoscritta pertanto la lettera di intenti venerdì della scorsa settimana, si è mossa subito l’ADUSBEF con un esposto alla Procura della Repubblica di Milano con richiesta di accertare le valutazioni di Unipol che strapagano la famiglia Ligresti. Secondo Adusbef  è “scandaloso che la famiglia Ligresti, artefice di un disastro gestionale senza precedenti nella compagnia Fondiaria-Sai, invece di essere cacciata, sia stata liquidata con il concorso del “salotto buono”, con più di cento milioni, uno stipendio riconosciuto ai quattro membri di ben cinque annualità, ossia 700 mila euro ciascuno, pari a 2,8 milioni l’anno come patto di non concorrenza, dopo che dai bilanci è emerso che gli stessi hanno percepito emolumenti per 60 milioni di euro negli ultimi cinque anni, con l’ulteriore benefit della Tenuta Cesarina, in portafoglio a Fonsai: Unipol – Finsoe, ma anche i suoi azionisti di minoranza – pagheranno così circa 150 milioni di euro alla “famiglia” che ha dissestato i conti del Gruppo”.

Noi in ultimo ci chiediamo come mai non intervenga anche l’Antitrust nella vicenda, ad ostacolare quel lento viaggio verso un sistema assicurativo oligarchico che seppellirà senza remora alcuna quella libera concorrenza da più parti invocata ed auspicata, a beneficio delle tariffe e dei diritti degli assicurati.
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