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Dai furbetti del collarino a quelli del cappotto di legno

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Mi sono imbattuto in un interessante articolo che dimostra che tutti i settori per resistere devono abbracciare il cambiamento. Anche quello delle truffe assicurative. Ricordo che sovente, passeggiando con mio papà per le strade di Roma, gli chiedevo come mai alcune macchine fossero senza ruote e adagiate su 4 bei mattoni. Poi agli esordi della mia attività qualche bella storia mi venne raccontata anche da qualche collega che operava in territori per cosi dire caldi. Ai tempi nostri il 3ter e il 3quater del Governo Monti hanno messo un freno ai finti collarini. Ma la fantasia del truffatore evidentemente non ha limiti. Totò truffa del 1962 ne è esempio immortale. Grazie anche a un fervido fenomeno migratorio, la nuova moda riguarda la sottoscrizione di polizze “vita” o meglio, che assicurano l’evento morte, e la simulazione del decesso con complici di tutto rispetto: forze dell’ordine, funzionari amministrativi, infermieri, medici e becchini. I finti morti, originari d’altri continenti, dall’Africa al Sudamerica, sottoscrivono polizze caso morte per importi assicurativi mediamente bassi, che pertanto non necessitano di questionari sanitari o altri accertamenti da parte della compagnia che assume, ignara, il rischio. Dopo aver inscenato alla perfezione, o quasi, l’evento luttuoso, il morto torna al proprio paese d’origine in attesa della somma che gli consentirà, lì, di fare una vita più agiata. Ma la perfezione non è di questo mondo, si sa. E allora capita che gli esperti di una delle società di investigazioni a cui le compagnie si rivolgono, scoprono che l’ambulanza che preleva il moribondo dalla propria abitazione, dopo che in ospedale ne veniva constatato il decesso, rifattura anche il viaggio di ritorno all’abitazione dopo pochi minuti. Come dire: visto che non c’è più niente da fare ve lo riportiamo indietro! Un cinquantenne nigeriano invece, non è stato rintracciato dagli investigatori (dopo sei mesi di indagini) al campo santo, bensì davanti ad un bella casa costruita coi soldi del risarcimento.

Io sono americano oriundo, ho lasciato l’America definitivamente e vorrei stabilirmi in Italia, ma vado in cerca di un buon “bisiniss”, sa! Diceva Decio Cavallo prima di comprarsi Fontana di Trevi!

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